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Nancy Brilli: “Non sono rifatta”

Vero nome: Nicoletta Lina Ortensia. Amatissima dal pubblico, brillante (e non solo), bellissima. Si divide da 30 anni (con successo meritatissimo) fra cinema, tv e palco. Ha anche interpretato per un celebre spot la Dea Bendata, e cantato (benissimo) con Ornella Vanoni per i titoli di coda di una serie tv di cui era protagonista. Sta per tornare su Canale 5 con “Matrimoni e altri disastri”.

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È in teatro con lo spettacolo “Bisbetica – La Bisbetica Domata di William Shakespeare messa alla prova”. Ha alle spalle due matrimoni, è la compagna di un noto chirurgo platico, a dispetto di un’endometriosi e di una malattia importante (sconfitta) è diventata mamma dello splendido Chicco. Oggi, a parlarmi di bellezza e di molto altro, Nancy Brilli.

Nancy, se dico “bionda, con gli occhi gialli e una faccia felina alla Shirley McLaine” cosa ti viene in mente?
Mi fa un po’ ridere, ma è quello che mi dicono normalmente.

Che rapporto hai con la bellezza?
Bah, altalenante. Diciamo che ci tengo a non essere brutta, anche se in alcune mattine mi capita di svegliarmi e di spaventarmi da sola.

Da piccola questo rapporto è stato un po’ tormentato. Parlando di responsabilità più che di colpa, a chi lo devi?
Ad una nonna autoritaria e alle mie zie. Hai presente quando una ragazzina ha bisogno di sentirtisi dire che è carina? Ecco, a me invece rispondevano col nasino un po’ storto “è un tipino”. Questa cosa mi distruggeva.

Cos’è rimasto di quella Nicoletta?
Niente, Nicoletta non c’è mai stata, e anche la timidezza di allora non c’è più. Mi sono rinforzata strada facendo, faticando molto. Non mi è mai stato regalato niente.

Qualche anno fa per esigenze di copione in Caterina e le sue figlie hai indossato imbottiture di gommapiuma per arrivare a pesare più di 100 kg. Ma la bellezza è o no delle magre?
Ci sono donne in carne con un decolté fantastico, ognuna ha una sua bellezza. L’obesità è un problema di salute, più che estetico.

Perché hai accettato il ruolo di Renatona?
Persperimentarmi con qualcosa che fosse diverso da me. Lei mi ha dato anche la possibilità di scoprire quanto si possa essere razzisti. Pensa che durante le pause dalle riprese andavo al bar e, non riconoscendomi, nessuno mi serviva. Era come essere invisibile.

“La mia faccia non mi aiuta, mi offrono pochi ruoli drammatici”. È ancora cosi?
Sì, perché dicono che ho una faccia che ride. Poi stando con un chirurgo plastico(Roy de Vita, ndr) sono stata iscritta di diritto nel registro delle rifattone, cosa che non sono affatto. Le persone mi vogliono plastificata, ma non è così.

Com’è il detto del calzolaio?
Adesso mi sfugge, ci verrà in mente.

È vero che ami ritrarre le donne?
Sì, mi affascinano. Essendo rimasta orfana di mamma a dieci anni sono attratta da tutto quel femminile con cui nell’adolescenza purtroppo non ho potuto identificarmi.

So che fra i vari ritratti hai fatto anche la versione cattiva di Fantaghirò…
Alessandra(Martines, ndr) è molto divertente quando fa la cattiva, sembra davvero la principessa malvagia delle favole. La trovo affascinante ed elegantissima.

Che rapporto hai con la preghiera?
Credo davvero tanto nella preghiera, è la mia forma di concentrazione personale. Anche se spesso mi suscita il pianto, forse perché scioglie i miei nodi.

Per cosa preghi oggi?
Per la salute, perché vada bene il compito in classe di Chicco (il figlio Francesco, ndr), perché non ci siano sofferenze.

Chi segue le mie interviste lo sa, non amo assolutamente il gossip. Ti chiedo quindi solo cosa rappresenta per te, già sposata due volte, l’idea del matrimonio in chiesa?
Qualcosa che non ho mai avuto, significherebbe fare una promessa di fronte al sacro, renderla ancora più importante. Mi piacciono Dio, il mistero, e non voglio che ogni cosa sia svelata o spiegata a tutti i costi.

Diventare mamma di Chicco invece cosa ha voluto dire?
Il prima e il dopo, la cura e la conseguenza. Se io non fossi cambiata, non avrei avuto il mio Chicco e senza Chicco non sarei la donna in equilibrio di oggi.

Cosa diresti a chi, come è stato nel tuo caso, ha difficoltà a diventare mamma?
Coraggio, forza d’animo, pensare che vada bene e non accanirsi su di sé. Le cure sono molto forti, so di persone che hanno fatto 18 cicli di cure ormonali facendo del desiderio di maternità il loro unico scopo. Il rischio è di perdere tutto il resto.

Se Chicco non fosse arrivato, avresti adottato un figlio?
Forse sì, anche se ho già 12 adozioni in India.

Cosa ti ha lasciato la perdita di mamma, a 10 anni?
Mi ha segnata male, mi ha fatto diventare cattiva, arrabbiata col mondo. È come se si fossero dimenticati di me e di mio fratello.

C’è ancora qualcosa di irrisolto nell’elaborazione di quel dolore?
Sì, ma mi rimarrò per sempre dentro, non passerà mai. Sono comunque una persona che tende alla gioia.

Infatti dici di te “ho le rughe perché rido”!
Rughe di espressione! (ride)

Che rapporto hai con la chirurgia estetica?
Mi piace chi si tiene, e non chi insegue disperatamente la giovinezza. Una bella chirurgia estetica non si deve vedere, niente labbroni o zigomoni.

Quindi solo acido ialuronico e vitamine?
Sì, le facce devono potersi muovere, niente botox. Dai alcune donne sembrano cerbiatti imbalsamati con gli occhioni sbarrati.

Ah ecco, mi è venuto in mente il proverbio: la moglie del ciabattino…
Non sono la moglie, per la precisione! (ride)

La donna più seducente che tu abbia mai incontrato?
Helen Mirren.

Assolutamente d’accordo con te, io per esempio amo Celine Dion.
Penso di capire allora cosa intendi per bellezza, per me è soprattutto il talento. Per assurdo potrebbe piacermi anche Danny De Vito.

È cambiato con gli anni il tuo rapporto con la moda?
Si, adesso mi vesto come un maoista.

Ovvero?
Una specie di divisa quotidiana fatta da pantaloni di maglia che mi faccio fare, t-shirt e scarpe per camminare. Non sopporto più le cose che mi legano, devo stare comoda. Poi quando devo fare Nancy Brilli sono più femminile.

Infatti so che la sera non rinunci mai al tacco…
Scherzi? Non è sera senza tacco!

Il massimo del tacco che hai indossato?
23 centimetri, ad una serata. Indossavole scarpe originali con cui la Carrà ha ballato il Tuca Tuca. Ho passato tutta sera camminando come una geisha e pensando al momento in cui le avrei tolte. E pensare che quella ci ha pure ballato sopra!

A proposito di scarpe, è vero che le collezioni e ami al punto da chiamarle per nome?
Sì, mi diverte. Alcune le tengo sul comodino.

Adesso “chi”hai sul comodino?
Dottor Jekyll e Mr. Hide, hanno la punta col piumino di pelliccia e il dietro fatto di spuntoni di chiodi.

Dai un nome anche ai vasini da notte, altra tua passione?
No, a loro no. Ho scoperto durante un trasloco di averne una vera e propria collezione. Non so perché mi sia ritrovata a comprarne così tanti, comunque sono degli svuota tasche perfetti.

Cosa mi dici della “bisbetica domata” che stai portando in scena diretta da Cristina Pezzoli?
Interpreto Caterina, un’attrice sarcastica e anche molto pratica che vuole portare a tutti i costi in scena con una compagnia scalcinata la Bisbetica Domata di Shakespeare. E alla fine ce la faranno. Siamo al Teatro Quirino di Roma fino al 20 dicembre, e poi in tournée fra Padova, Bologna, Faenza, Catania.

Ma detto fra noi sei più bisbetica o più domata?
Nessuna delle due, sono buona.

Sei riuscita a tornare buona, quindi?
Che bella cosa che hai detto, Gabriele. Sì, è così, ce l’ho fatta a tornare buona.

Nancy Brilli: “Non sono rifatta”ultima modifica: 2016-01-08T20:33:31+01:00da acristina30
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